Il fascicolo numero 2 del 2019 della rivista periodica “I Tempi della Terra” contiene diversi articoli che trattano il tema della partecipazione delle giovani generazioni nel settore primario, in Italia ed in Europa. La scelta è caduta su una materia controversa, analizzata da differenti angolazioni, a partire dalle analisi statistiche che misurano l’incidenza giovanile nella imprenditoria agricola, per poi passare ad esaminare le politiche rivolte a tale categoria di agricoltori ed arrivare ad interpellare i diretti protagonisti. La materia è affrontata anche in un saggio di approfondimento di Alfonso Pascale, incentrato sulla questione meridionale tra innovazioni ed arretramenti e in una intervista che Antonio Saltini ha realizzato al presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna, prof. Giorgio Cantelli Forti, il quale denuncia i nefasti effetti di lungo periodo determinati dalla fuga all’estero dei più brillanti giovani italiani. Il fascicolo è arricchito da due colloqui da non perdere con giovani che hanno scelto di investire nel settore, mettendo in atto strategie competitive ed approcci gestionali indubbiamente originali, frutto di una visione innovativa e coraggiosa che, a quanto pare, sta dando risultati incoraggianti. L’analisi condotta sul rapporto giovani ed agricoltura ha messo in evidenza fenomeni ben noti e oggetto di ripetute narrazioni nelle ricerche e nella pubblicistica nazionale; ma ha pure evidenziato elementi di una certa originalità, sui quali sarebbe opportuno riflettere ulteriormente. Ce ne sono almeno due che personalmente mi hanno colpito. Il primo è la differenza che esiste tra la percezione dei problemi e delle minacce da parte dei giovani agricoltori e la rappresentazione ricorrente che viene fatta. In particolare, l’accesso alla terra ed al credito sono temi avvertiti, ma non rappresentano i fattori critici che maggiormente preoccupano i giovani agricoltori, i quali mettono al primo posto la sostenibilità economica dell’impresa, con la possibilità di poter contare su redditi certi e stabili nel tempo e la complessità amministrativa, unita con l’invadenza burocratica. Ciò emerge non solo dalle interviste realizzate, ma anche da una recente ricerca condotta a livello europeo su un campione rappresentativo di imprenditori giovani, della quale sono stati riportati alcuni risultati. Il secondo aspetto intrigante che è emerso, prima nella fase di preparazione del fascicolo e poi in quella della stesura degli articoli, è il valore aggiunto generato dall’insediamento di un giovane, quando tale processo avviene in modo virtuoso ed il subentrante è animato da spirito imprenditoriale, dispone della necessaria libertà di azione e ha fiducia nel progetto. Purtroppo, queste caratteristiche non sono frequenti e spesso l’iscrizione come capo azienda avviene al solo scopo di accedere agli aiuti del PSR, con il giovane che rimane nell’ombra, come è stato messo in evidenza dall’esperienza pratica e da molte analisi. Il numero 2/2019 della rivista tratta altri argomenti, come i processi di domesticazione della vite selvatica (Osvaldo Failla, Attilio Scienza), il miglioramento e selezione del frumento in Francia (Alberto Guidorzi) e il declino dell’agrumicoltura italiana (Vincenzo Iorio). Ad arricchire il numero pubblicato il 2 luglio 2019, c’è un magistrale servizio fotografico di Silvio Scarsi sulla melicoltura in Valtellina, tante fotografie dell’inesauribile archivio di Antonio Saltini e due rubriche di cui una di Valeria Prat che ci parla del minestrone genovese e l’altra di Michele Lodigiani, il quale propone un parallelo tra il film di Mario Monicelli “Il medico e lo stregone” e il pregiudizio antiscientifico che tanto danno sta arrecando all’agricoltura.
100 pagine